Il 17 marzo scorso, il Lions club Lodi Torrione ha scelto di invitare il Dott. Mario Cottarelli per la presentazione del suo libro intitolato “Parliamo di Parolacce senza dire Parolacce”.
Scopo del meeting è stato quello di stimolare l’attenzione dei soci su questo fenomeno, ormai completamente integrato e trasversale (nel senso di età e status sociale) nella nostra società, tema piuttosto nuovo legato ai risvolti socio culturali dell’uso, ormai consueto, del turpiloquio.
Il Dott. Cottarelli, nel suo libro, esplora la correlazione che esiste tra alcuni fenomeni sociali (per es la rivoluzione culturale del ‘68) e il ruolo dei mass media (cinema e tv in primis) e l’uso smodato delle parolacce che ormai, soprattutto tra i più giovani, è diventato una deplorevole abitudine.
Il testo spiega come alcune svolte nel costume, soprattutto nel dopoguerra, abbiano ridotto l’uso di questo sgradevole linguaggio ad un fenomeno così usuale che, in molti casi, ha persino modificato il significato letterale delle parolacce più diffuse.
I film degli anni post ‘68 hanno, di fatto, reso “di moda” certe espressioni, trasformando l’uso del turpiloquio non più come sinonimo di malcostume, ma come modo di affermare la propria personalità e persino definire uno status sociale.
Gli spettatori che si immedesimano nel ruolo dei loro attori preferiti, ma anche il pìù normale dibattito televisivo rendono la parolaccia un’espressione che fa parte dell’uso quotidiano; ci sono, in effetti, trasmissioni (per esempio la trasmissione radiofonica “La Zanzara”) nelle quali essa è elemento portante del programma fin quasi a superare il contenuto vero e proprio della notizia.
Il Dott Cottarelli sostiene che il legame, ormai consueto, tra le parolacce e la sfera sessuale, oltre a manifestare chiaramente un androcentrismo, comporta, a modo suo, una evidente disparità tra uomo e donna.
L’obiettivo dell’autore è che il suo libro possa generare una presa di coscienza nell’opinione pubblica al fine di avviare iniziative di contrasto all’uso del linguaggio sboccato, che devono coinvolgere tutti gli ambiti della vita sociale dei ragazzi partendo dalle famiglie e dalle scuole.
Il dibattito che è seguito alla relazione ha dimostrato l’importanza e la centralità dell’argomento e ha consentito ai soci di fornire interessanti spunti di discussione.